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Progetti sostenibili

Microsoft e il nuovo data center subacqueo per il risparmio energetico

La struttura verrà testata nelle acque scozzesi nel corso del 2019 e quindi recuperata per controllare eventuali danni…

14/06/2018La struttura verrà testata nelle acque scozzesi nel corso del 2019 e quindi recuperata per controllare eventuali danni fisici.

Secondo un recente studio del Royal Institute of Technology, entro il 2025 il settore IT userà il 20 per cento dell’elettricità globale, emettendo fino al 5,5 per cento della CO2 rilasciata a livello mondiale. Per ridurre bollette e impatto, molte imprese di internet stanno adottando nuove strategie energetiche, dedicate soprattutto ai grandi centri dati.

Oltre alla scelta di ricorrere a sole energie rinnovabili – è il caso, ad esempio, della Apple – un ruolo fondamentale lo svolgono tutte quelle tecnologie in grado di ridurre le alte temperature raggiunte dall’infrastruttura informatica senza far salire alle stelle i consumi. In questo contesto l’idea più originale appartiene sicuramente alla Microsoft che sta utilizzando la tecnologia dei sottomarini per sviluppare data center subacquei autosufficienti che possano essere raffreddati sfruttando le basse temperatura dell’acqua.

L’ultimo a esser stato “affondato” è il centro di elaborazione dati di Northern Isles dell’Istituto europeo per l’energia marina. L’impianto si trova fuori dall’arcipelago delle Orkney, nel nord della Scozia e per ridurre le temperature interne, convoglia direttamente l’acqua marina attraverso dei radiatori sul retro di ciascuno dei 12 rack dei server per poi re-immetterla nell’oceano. Un cavo trasmette l’energia elettrica prodotta da un parco eolico e una centrale marina direttamente al data center subacqueo che, per funzionare a piena potenza, richiede meno di un quarto dei megawatt dei centri operativi tradizionali.

Il rovescio della medaglia è che se i computer di bordo si dovessero rompere, non potrebbero essere riparati a meno di non estrarre completamente l’impianto. La struttura verrà testata nel corso del 2019 e quindi recuperata per controllare eventuali danni fisici.

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